IL MASCHILISMO DELLE DONNE, DEI GAY E GLI STEREOTIPI RADICATI NELLE MINORANZE.
- Andrea Pink
- 2 giu 2020
- Tempo di lettura: 3 min
Aggiornamento: 11 giu 2020

Il maschilismo come la misoginia, l'omofobia e il razzismo sono "pensieri" precari che non si fermano solamente al classico maschio bianco eterosessuale ma bensì filtrano e inquinano le cosiddette minoranze. Donne e gay non sono esenti dall'essere i primi nemici... Di se stessi. E se lo stereotipo è uno scoglio difficile da abbattere nonostante l'evoluzione sociale degli ultimi tempi, le performance attiviste e la tecnologia che dovrebbe agevolare conoscenza, comprensione e utopicamente un sentimento di empatia , ci troviamo a dover lottare, non tanto contro semplici mulini a vento, ma autentiche e ingegnose teste di cazzo.
Se la comunità gay è intrisa di femofobia, omofobia e mancanza di accettazione, molte donne sono avverse ad un'apertura verso il femminismo e a una più ampia visione dei generi.
Non è raro trovare una moltitudine imbarazzante di "No" in una chat gay, esclusione di soggettività che non rispecchiano il canone simil-etero dello stereotipo maschile e annesso body shaming. Il tutto velato da gusto personale e non da mancanza di rispetto, educazione e apertura mentale. ( Es. No grassi, No bassi,No stranieri, No effeminati anche se qui solitamente si evolve una sequela di insulti misogini come No: donne mancate, prime donne, shampiste, polsi spezzati e i classici troia e puttana.) Ma è ancora meno raro trovare lo stesso comportamento misogino in quelle fatiscenti pagine di riviste di moda, messo in pratica da donne. Se Vogue pubblica la tendenza "Foulard per l'uomo" da mettere in testa i commenti femminili non saranno sicuramente propensi all'accettazione del ribaltamento dello stereotipo virile e seguiranno anche li No e no. (Es. l'uomo deve fare l'uomo, ridateci gli uomini di una volta, non si può guardare e altre perle del genere.) E' innescata una potente e inconscia salvaguarda dei ruoli, anche nelle menti più liberali o presunte e frasi come: Ho molti amici con i foulard. Seguiti probabilmente da: Aiutiamoli ma a casa loro. Non sono rare come la paura e l'impotenza di fronte al cambiamento.
La salvaguardia dello stereotipo che impone uomo/maschile e donna/femminile nei modi, usi e costumi è forse il più grande impedimento ad una più ampia moltitudine di espressione, creatività e annessa libertà. Non sempre lo stereotipo viene sovvertito per un'accurata espressione e ricerca di sé e non tutti riescono ad avere il coraggio di vivere in pieno la propria predisposizione, è molto più frequente che questa imposizione sociale verso lo stereotipo si trasformi in violenza psicologica, depressione e repressione. Una vita vissuta non solo a metà ma vissuta in favore di altri. La rinuncia in se stessi data dalla paura o più semplicemente dall'ignoranza, da una mente molto meno elastica e incapace di superare i limiti non può portare a nulla di positivo. Non può innescare rivoluzioni.
Il luogo comune che annacqua la realtà degli sguardi spesso ignora deliberatamente e soprassiede a quella fetta di minoranza immobile. Quella parte che non solo non lotta per agevolare il progresso di civilizzazione ma che peggio ancora non riconosce i limiti in cui si è costretti a vivere e come l'imposizione violenta dei generi possa solo perpetrare una sottomissione di una parte in favore di una più agevole possibilità per l'opposta. Può davvero spaventare un uomo con foulard, perle o suppellettili definiti femminili? E viceversa una donna con usi considerati esclusivo appannaggio virile? Davvero vogliamo una donna sempre china a lavare piatti? E uomini refrattari alle emozioni?
Siamo davvero certi che il mondo e il suo svolgimento fino ad ora sia da considerarsi perfettamente funzionante, paritario e possibile?
Qualche giorno fa in un video ho sentito che per essere femminista basta "pensare" che uomini e donne sono uguali e pari. Io non concordo con questa esternazione. Il punto importante, e ultimamente un po' perso, del femminismo e della sua riuscita sta nell'auto-analisi, nella scoperta del proprio io, nel mettersi in discussione e auto-determinarsi. E questo processo estremamente importante per un essere umano e la buona riuscita di sé dovrebbe essere ripreso e ampliato. Ampliato a tutte le minoranze e a tutti quei soggetti convinti di vivere nel privilegio. Dovremmo imporci di scoprire noi stessi, le nostre inclinazioni e i nostri bisogni. Crescere ed evolverci non come esseri umani ma come esseri civili.
Perché se il progresso è lento, l'inverso è molto più veloce.
E non spetta forse a noi decidere chi vogliamo essere?
Bel post...mi piace molto questo punto di vista sulle
donne e sulle chat gay, di cui troppo spesso non si parla! Spero che seguiranno altri post a riguardo 😊