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DAL GREMBO INNOVATIVO AL GIUDIZIO UNILATERALE.

  • Immagine del redattore: Andrea Pink
    Andrea Pink
  • 1 giu 2020
  • Tempo di lettura: 2 min

Riflettevo sulle parole, sul loro effetto e su come il nostro linguaggio attraverso il tempo abbia apportato un significato introspettivo ad alcuni termini. Rimandando un immaginario differente a seconda del genere della stessa parola. Riflettevo appunto sulla differenza fra Dio e Dea. Su come la stessa parola abbia un "sentire" totalmente diverso. Nella storia e nell'educazione la divinità a seconda del sesso esprime concetti contrastanti. E se questo linguaggio è sintomatico di una società maschilista e patriarcale, credo fermamente, che nell'analogia fra Dio e Dea ci sia una forza innovatrice dimenticata.


Dio: /Dì·o/ sostantivo maschile 1. (solo sing. e con iniziale maiuscola). Secondo la religione cristiana e le altre religioni monoteistiche, principio trascendente, creatore dell'universo e dotato di attributi che esprimono un'assoluta perfezione, come l'unicità, l'onnipotenza, l'onniscienza, l'onnipresenza e l'eternità. (pl. dèi, arc. e dial. dìi ). Spirito superiore, potente, immortale, ma di natura sostanzialmente non diversa dalla umana nelle religioni politeistiche. 2. Simbolo di ciò che è massimo ed estremo.


Dea: /dè·a/ sostantivo femminile Divinità femminile della mitologia classica e delle religioni politeistiche. "la d. Venere" ESTENS. Donna di rara bellezza, o maestosa negli atti e nel portamento. Origine


E se il dizionario rimanda un impatto sessista, limitante e semplicista, i termini nell'uso informale e quotidiano hanno una capacità d'espressione ribaltata. Se pensiamo a Dio, l'evocazione del termine esprime un senso di paura, terrore, di claustrofobia, di soggezione e di giudizio imposto. Richiama una dittatura che passa dai roghi dell'Inquisizione a "Dio, patria e famiglia" del Fascismo. Un velo spesso che impone un comportamento ligio, poco libero, obbligato. Un Dio padrone giudicante e imperante. Dea invece richiama l'armonia, la vita, la crescita, la rinascita. La natura in tutta la sua completezza, la bellezza della primavera. Un contorno liberatorio che non impone, che non giudica e che non obbliga. Un vento fresco, un'onda, una luna piena o un germoglio. Questo sessismo nella parola che ne innalza il maschile e sottomette il femminile, in questi due termini ha il potere di ribadire un concetto positivo. Rivoluzionario. Se Dio è oppressivo e prepotente, Dea è spontaneo e armonico.

E forse dovremmo partire da qui, un'evoluzione che torna indietro nel tempo, alle origini, alla Terra. Ad un femminismo ecologico, teologico e libero dal genere. Ripartendo dal grembo della Dea. Dalla natura, dal rispetto di essa e da una ricchezza di apertura mentale. Toglierci di dosso il giudizio imposto e rifiorire da un percorso tanto vecchio quanto nuovo. Essere Dee per la libertà personale, l'auto determinazione e coscienza. Riprendere un credo, non tanto come scopo religioso, ma come una nuova possibilità d'espressione, di crescita e di creatività. Sfuggire alle imposizioni di un padrone unico per creare una moltitudine di percorsi, di nuove strade e interpretazioni di rinascita.

 
 
 

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